Fermo restando che qualche tennista cerca in ogni torneo di sostituirsi al vecchio Santa e a dispensare regali ai colleghi, come per esempio Bublik contro Sonego a Metz nel 2022 o Moutet recentemente in Coppa Davis o Jelena Ostapenko in una qualsiasi delle sue partite (chissà la barba se le dona, secondo noi lei se la metterebbe, a condizione di scegliere un colore un po’ più vivo dell’originale), l’omone in rosso con barbona e sacco dei regali rimane l’originale e unico dispensatore di felicità. Per alcuni tennisti però abbiamo deciso di farci avanti noi, forse per bontà d’animo o più probabilmente per la presunzione di aver intuito i loro reali bisogni; perché i doni di cui tra poco vi parleremo sono, uno dopo l’altro, scelti in nome della praticità, niente fronzoli o goliardia, solo possibili soluzioni a bisogni esistenziali. Giudicherete voi lettori in quale grado abbiamo afferrato le loro necessità, preventivamente assolvendo comunque chi li ha proposti a cagione della sua buona fede. Aryna Sabalenka Non basta parlare di quanti hanno seguito un incontro di tennis, di quanti contatti ha Supertennis o Sky, è parimenti importante venire a conoscenza di cosa accade nel salotto di casa o in camera da letto quando il televisore è sintonizzato sulla partita di tennis. I bene informati riferiscono, infatti, che una percentuale intorno al 4% ma in crescita vorticosa di chi segue i match di Aryna Sabalenka si addormenti dopo il secondo break a favore della campionessa di Minsk (il che accade dal quarto al sesto gioco del primo set). Guardando le sue partite nei primi turni, in particolare nei tornei Slam, c’è quindi il fondato rischio di farsi prendere dal sonno: da una parte una giocatrice che annaspa e sembra colpire la pallina con una racchettina da volano, dall’altra Aryna che par tirare con lo schioppo a pallettoni. Il fatto è che Sabalenka avrebbe bisogno di allenare le mitiche “variazioni” di gioco, iniziativa che però la annoia e nessuno osa nello staff anche solo parlargliene. Una notte ci siamo messi di buzzo buono per seguire le gesta oceaniche della campionessa di Minsk e, per evitare di cedere alle lusinghe di Morfeo, ci siamo procurati un comodo divaricatore di palpebre, aggeggio reso famoso da Stanley Kubrick e Malcolm McDowell in Arancia Meccanica. Aryna ha cominciato a cannoneggiare da par suo e presto una irresistibile volontà di dare libertà alle palpebre ci ha obbligato a una piccola fuga dal match; abbiamo provato a girare per i social, così a caso, e ci siamo imbattuti nelle coreografie di Sabalenka e della sua squadra, con lei davanti a tutti che si dimena e la sua squadra che prova a indovinare le sue mosse e ad andare a tempo con la Tigre. Dopo aver guardato un discreto numero di balletti (tipo tre o quattro) ci siamo inevitabilmente accorti di due aspetti: di quanto fossero belli ed eleganti nelle movenze della soubrette e dei ballerini di fila ma anche di quanto necessi